Flora e fauna Asinara
L’isola dell’Asinara, oggi parco nazionale e area marina protetta (a seguito della L. 344 del 8 ottobre 1997, del DM del 28 novembre 1997, del D.P.R. 3 ottobre 2002, che istituisce anche l’Ente Parco e del successivo D.M. 13 agosto 2002), con la sua forma stretta e allungata e la sua costa frastagliata, racconta una storia lunghissima.
In appena cinquanta chilometri quadrati il parco nazionale dell’Asinara racchiude incredibili ricchezze naturalistiche: luoghi incontaminati, paesaggi idilliaci, acque cristalline e rare specie vegetali e animali.
Nel XII secolo, in un celebre saggio del Re Ruggero, l’Asinara fu ribattezzata come Isola madre degli asini!
Fauna Asinara: la fauna terrestre
La storia, le vicende ambientali e giuridiche non potevano, ovviamente, non influire sulle caratteristiche della fauna dell’Asinara, ovviamente influenzata dall’isolamento geografico e dalla relativa antropizzazione che hanno permesso alla stessa di trovare il giusto habitat dove vivere e riprodursi.
Il Parco Nazionale dell’Asinara conta circa 80 specie selvatiche di vertebrati terrestri, molte delle quali di assoluta rarità e di alto interesse scientifico.
I mammiferi che s’incontrano nel Parco sono la lepre, la donnola, il muflone, il problematico cinghiale, il cavallo ed infine il mitico asinello bianco. La presenza di questi ultimi su questo fazzoletto di terra è antica come la storia di queste coste.
L’origine di questi animali non è stata ancora definita con certezza: forse si tratta di esemplari che derivano da asini bianchi importati dall’Egitto nel secolo scorso dal Marchese di Mores Duca dell’Asinara; una leggenda più suggestiva li vede approdare sull’isola a seguito del naufragio di un vascello diretto verso la Francia; tuttavia l’ipotesi più probabile sembrerebbe quella di un’origine autoctona, secondo la quale gli asini bianchi deriverebbero da quelli grigi per comparsa del carattere dell’albinismo. Il numero degli individui attualmente presenti sull’isola è stimato in circa 120 individui, divisi tra i due sessi, ai quali occorre aggiungere alcune decine di individui distribuiti in Sardegna (Foresta Burgos, Le Prigionette, Is Arenas) e nella penisola (Poppi e Collazzone).
I recenti censimenti effettuati dall’Ente Parco rappresentano il dato quantitativamente più elevato degli ultimi decenni (la letteratura in proposito mostra valori sempre compresi tra 50 e 70 individui), ed è molto probabile che in futuro la popolazione dell’asinello bianco possa solo crescere. Il ridotto pool genico e la marcata consanguineità hanno però delle conseguenze sulla riproduzione, con bassa fertilità delle fattrici ed una generale predisposizione ad eritemi e dermatiti, localizzate prevalentemente sul collo e sulle orecchie, soprattutto in seguito a morsi di lotta.
Il Parco, al fine di conservare il patrimonio genetico di questa specie, ha stipulato due convenzioni specifiche, con l’Ente Foreste della Sardegna e con la Facoltà di Veterinaria di Sassari, attraverso le quali viene garantito un monitoraggio costante sullo stato di salute degli animali.
Fauna Asinara: la fauna acquatica
Le specie animali rinvenibili lungo i fondali rocciosi, sono quelle tipiche della scogliera. Tra queste alcune rivestono un ruolo particolare per l’attività della pesca, come nel caso delle corvine, dei dentici, dei saraghi, delle spigole, degli scorfani, di diverse specie di labridi. L’aragosta (Palinurus elephas) è rinvenibile nella fase adulta a profondità comprese tra 15 e 100 m in anfratti rocciosi e a profondità minori nella fase giovanile, durante la quale è osservabile anche nelle praterie di posidonia. Lungo la costa settentrionale è stata inoltre riscontrata la presenza, di esemplari di notevoli dimensioni di cernia bruna, a profondità minori di quelle alle quali questi organismi sono osservabili in aree non protette.
Rilevante è anche la presenza della cicala di mare o magnosa (Scyllarides latus) che è stata inserita nella lista delle specie da proteggere in quanto fortemente minacciata dal prelievo indiscriminato. La presenza di queste ed altre specie, quali ad esempio murene, gronchi e polpi, in popolazioni relativamente abbondanti e indisturbate, nonché la varietà e la ricchezza delle comunità bentoniche, costituiscono sicuramente motivo di valorizzazione dei fondali dell’isola, ma anche una notevole potenzialità per una fruizione sostenibile dell’ambiente subacqueo.
Occorre infine segnalare la presenza nelle acque prospicienti l’isola dell’Asinara di tursiopi e altri cetacei, tra i quali balenottere e capodogli, che hanno determinato l’inclusione del mare dell’Asinara all’interno del progetto internazionale di conservazione della fauna pelagica del Mediterraneo, denominato Santuario dei Cetacei.
La flora terrestre
Per la sua posizione geografica e per la varietà litologica e morfologica, l’Asinara è un’area di grande interesse dal punto di vista biogeografico. La flora è costituita da quasi 700 specie, di cui 30 sono endemiche e rappresentano circa il 5% della flora totale.
Si può riscontrare la presenza dell’euforbia (Euphorbia dendroides) che, essendo tossica, viene avitata dal pascolo degli animali erbivori. Nella località Elighe Mannu si trova una piccola formazione originale di bosco di leccio (Quercus ilex).
Lungo le coste rocciose si sviluppa una vegetazione alofila bassa dominata dal finocchio di mare (Crithmum maritimum), il ginestrino delle scogliere (Lotus cytisoides) ed il limonio a foglie acute (Limonium acutifolium). Le coste sabbiose sono invece dominate dalla gramigna delle spiagge (Agropyron junceum), dallo sparto pungente (Ammophila littoralis), dalla santolina delle spiagge (Otanthus maritimus) e dal giglio marino (Pancratium maritimum).
Oltre alla piccola are forestale di Elighe Mannu, le aree a macchia mediterranea presentano formazioni vegetali di ginepro fenicio (Juniperus phoenicea) ed euforbia (Euphorbia dendroides); troviamo inoltre il lentisco (Pistacia lentiscus), la felce aquilina (Pteridium aquilinum) ed il tamaro (Tamus communis). Nelle zone più degradate, a gariga, troviamo la lavanda (Lavandula stoechas), il cisto (Cistus monspeliensis), il fiordaliso spinoso (Centaurea horrida) e la ginestra di Corsica (Genista corsica).
Attualmente l’Ente parco, in collaborazione con l’Ente foreste della Sardegna, sta provvedendo alla cattura ed al trasferimento delle specie introdotte dall’uomo, al fine di consentire alla vegetazione di rinaturalizzare il territorio.
La flora acquatica
In tutto il versante occidentale dell’isola dominano le grandi alghe brune di origine atlantica, quali Cystoseira, Sargassum, Dictyopteris e Phyllariopsis. Le specie vegetali che colonizzano il piano medio litorale dell’isola sono osservabili soprattutto durante il periodo autunno-invernale. La parte più alta del piano presenta quasi esclusivamente la feoficea incrostante Hapalospongidion macrocarpum.
Nella parte mediana le cinture sono costituite da Nemalion helminthoides e Rissoella verruculosa. Nel versante orientale queste due alghe vengono spesso vicariate da Enteromporpha compressa e, in corrispondenza di arricchimenti organici come negli isolotti di fronte a Punta Sant’Andrea, da Scytosiphon lomentaria. Nella parte inferiore del piano sono abbondanti Lithophyllum byssoides, la feoficea Ralfsia verrucosa, le cianoficee Rivularia bullata, l’ulvofocea Bryopsis muscosa, le rodoficee Ceramium rubrum e Gelidium spathulatum.
All’interno delle grotte medio litorali sono state rinvenuti esemplari di Valonia utricularia, Hildebrandia rubra e la corallinacea Phymatolithon lenormandii. Nel piano infralitorale, sulle pareti rocciose, dominano le specie algali del genere Cystoseira, mentre sui substrati mobili, fino al limite inferiore a 35/40 metri di profondità, spicca la fanerogama Posidonia oceanica che forma vaste praterie. Nelle zone più superficiali del versante orientale si affermano altre comunità rizofitiche, dominate da Cymodocea nodosa e Caulerpa prolifera. Per quanto riguarda le comunità zoo-bentoniche è da evidenziare il mollusco gasteropode Patella ferruginea, presente nell’isola in entrambe le sue due varietà, P. ferruginea lamarcki , nella costa esposta ad Est, e P. ferruginea rouxi, rappresentata nel versante occidentale. Si tratta della più grande patella del mediterraneo, che può raggiungere anche gli otto centimetri di diametro, ed è una specie minacciata di estinzione a causa dell’irrazionale prelievo da parte dell’uomo, soprattutto durante il delicato periodo riproduttivo.